domenica 14 dicembre 2014

E-VOLUZIONI

Riporto un mio commento in una discussione su LINKEDIN non solo per la qualità e la cura di certi testi pubblicati, ma anche sulla E-Voluzione della lingua italiana in narrativa.

"Il discorso non è sull'evoluzione in sé e per sé, ma in cosa e come ci si possa eventualmente evolvere.
Io credo che sia giusto anche sperimentare e cogliere usi popolari della grammatica per dare al manoscritto un tono vicino più al lettore medio che ai professori o gli intellettuali, ma fintanto che si passano errori come licenze poetiche non credo si possano fare grandi passi avanti.
Proprio questa mattina ho assistito a un concerto di musica contemporanea - derivazione della classica - nel quale ho ritrovato echi dei maggiori compositori dell'inizio del secolo scorso. Ora: se i maestri del 900 hanno fatto scuola e hanno avuto ripercussioni che si protraggono, sia pur a livello accademico, fino ai nostri giorni, tanto di cappello, ma non credo che questa sia una evoluzione della musica.
Tra il pubblico poi c'era anche un ragazzino in età scolare che pareva ascoltare attento e buono accanto alla nonna.
Se io che ho studiato un po' di musica riesco a capire le sfumature, le derivazioni, le contaminazioni, cosa potrà ereditare quel ragazzino che magari  tra qualche anno si dedicherà solo al rap?
Stesso discorso per la letteratura o come la chiamiamo noi ora, la scrittura (anche la discesa di livello è da tenere in conto nelle considerazioni): cosa resterà della lingua italiana e di quello che potremmo definire buona narrativa alle generazioni future?
Solo errori che nemmeno gli editor decantati e ricercati fanno notare facendoli passare come peculiarità dell'autore?
L'indignazione è d'uopo, la matita rossa va appuntita e... ai posteri l'ardua sentenza.
Ricordo che in poesia per esempio Dannunzio ha dato una svolta alla ricerca e sperimentazione del verso libero. La poesia ha avuto da quei tempi alti e bassi, buoni e cattivi esponenti, premi Nobel o imbrattacarte, ma il livello in generale è riuscito a mantenersi.
Nella scrittura, nonostante l'evoluzione di tanti generi e della libertà quasi massima di uscire dai canoni, non riusciamo più forse nemmeno a chiamarla LETTERATURA.
E se prima l'epiteto di intellettuale o letterato era di lustro, ora ci definiamo solo autori o scrittori.

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